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I disturbi dello spettro autistico: il punto di vista della Dott.ssa Simona Bossoni

I disturbi dello spettro autistico: il punto di vista della Dott.ssa Simona Bossoni

20.04.2015.

Ad oggi l’autismo rimane una sindrome ancora avvolta nel mistero, poche sono le certezze circa il suo sviluppo, tante le proposte di trattamento.

La Dott.ssa Simona Bossoni, pedagogista del Centro Medico Psicologico, si occupa di consulenze alle scuole ed alle famiglie.

“L’autismo è sempre stata una mia grande passione e tutt’oggi continua ad esserlo a 360°, dal lavoro per lo sviluppo delle competenze ludiche e interattive nell’infanzia, allo sviluppo delle competenze cognitivo-didattiche in età scolare, al lavoro sulle autonomie verso la realizzazione di una vita maggiormente indipendente con i giovani-adulti”.

Le ipotesi circa il funzionamento cerebrale dei bambini colpiti da disturbi dello spettro autistico sono numerose e, di conseguenza, sono altrettanto numerose le proposte di riabilitazione cha partono da differenti teorie e sviluppano differenti punti di vista. Questo è un aspetto fondamentale da prendere in considerazione, sia per i professionisti del settore sia per i genitori dei bambini colpiti dai disturbi dello spettro autistico.

L’educazione e la riabilitazione partono necessariamente da una teoria condivisa sul funzionamento del bambino.

Ad esempio, se noto che alla richiesta della madre “accendi la luce” il bambino guarda l’interruttore, ma non si attiva posso produrre differenti ipotesi:

  • non ha voglia di farlo;

  • è in conflitto con la figura materna;

  • non ha capito la richiesta;

  • non è in grado di organizzarsi rispetto alla richiesta;

  • ecc…

Ognuno di questi esempi è riconducibile ad una differente teoria di riferimento che successivamente orienterà l’approccio terapeutico. È importantissimo assumere una piena consapevolezza di questo aspetto perché da esso ne deriveranno differenti interventi. Tornando al nostro esempio:

  • nel primo caso focalizzerò il mio intervento sul motivare il bambino al fare;

  • nel secondo lavorerò sulla relazione madre-figlio;

  • nel terzo sulla comprensione del linguaggio;

  • nel quarto sull’aspetto prassico e organizzativo e così via.

Non esiste un’ipotesi in assoluto giusta oppure sbagliata. Tutto va calato nella peculiarità di ogni singolo bambino, certo è che se sono consapevole della teoria che guida le mie azioni saprò finalizzare al meglio il mio intervento e cosa andare a modificare in caso di insuccesso

 

Graphic Credits:

By Linsenhejhej (Own work) [CC BY-SA 3.0], via Wikimedia Commons

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