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Dall’ attaccamento all’ amore – Seconda e ultima parte

Dall’ attaccamento all’ amore – Seconda e ultima parte

18.08.2016.

Dall’ attaccamento all’ amore  a cura della Dott.ssa Irene Colizzi

se volete leggere la prima parte dell’articolo ecco il link

 

Stile di attaccamento

Nel precedente articolo abbiamo visto come l’ amore adulto sia costruito su fondamenta antiche, ossia come vi sia una forte correlazione tra stile di attaccamento infantile e relazione adulta.

Mary Ainsworth, psicologa statunitense allieva di Bowlby, ha identificato, grazie ad un esperimento chiamato “strange situation” quattro stili di attaccamento:

  • evitante
  • sicuro
  • ambivalente
  • disorganizzato

Nell’ esperimento della “strange situation” venivano osservate le risposte di un bambino fra i 12 ed 18 mesi, posto in una stanza non familiare con un adulto estraneo mentre la propria madre si allontanava dalla stanza e le reazioni al suo ritorno.                                       

Durante questi esperimenti i bambini con un attaccamento evitante non protestano quando la mamma si allontana, evitano il contatto con lei anche dopo il suo rientro nella stanza continuando a giocare ed evitando sia lo sguardo che il contatto fisico materno. Le madri dei bambini con attaccamento evitante, dal canto loro, spesso ignorano o respingono le richieste di vicinanza dei figli.

I bambini con attaccamento sicuro mostrano invece protesta e pianto quando la mamma esce dalla stanza ma sono prontamente rassicurati al suo ritorno. L’attenzione del bambino è orientata verso il genitore quando si allontana e verso il gioco e l’esplorazione dell’ ambiente quando il genitore è presente. Le madri  dei bambini con attaccamento sicuro si mostrano disponibili alle richieste di vicinanza e conforto. In generale le persone con attaccamento sicuro si rappresentano come individui degni d’amore le cui esigenze di conforto e rassicurazione hanno valore e significato e quindi, possono essere espresse. Da adulti hanno fiducia negli altri e nelle proprie risorse.

Nell’ attaccamento ambivalente i bambini esposti alla strange situation mostravano reazioni di protesta e pianto intense all’ allontanamento della madre ma non sembravano rassicurati dal suo ritorno, anche se preso in braccio il bambino mostrava resistenza alla rassicurazione. Questo perché le madri dei bambini ambivalenti hanno spesso risposte imprevedibili: possono essere a volte ipercontrollanti ed intrusive, bloccando i tentativi di esplorazione dell’ ambiente, altre volte invece assenti. In questo modo nel bambino si possono formare immagini contrastanti di sé e delle figure di attaccamento: immagini di sé come amabile e della madre come degna di fiducia oppure immagine di sé come persona non amabile e della madre come non disponibile. Per questa dicotomia nasce l’esigenza di controllare le figure di attaccamento.  Il bambino con attaccamento ambivalente è passivo, esplora poco, ha bisogno costantemente di essere accudito. E’ introverso, timido e compiacente per essere accolto. Si mostra costantemente angosciato a causa dell’incostanza della madre (disponibile in modo discontinuo o incoerente, offrendo ad esempio un accudimento anaffettivo), e si aggrappa a lei temendo l’abbandono.

L’attaccamento disorganizzato si mostra in condizioni particolarmente gravi e traumatiche sia della madre che, conseguentemente, anche del bambino. Le madri nell’ attaccamento disorganizzato sono contemporaneamente fonte di amore e di maltrattamento o paura. Esposti alla strange situation, i bambini con attaccamento disorganizzato presentano dei comportamenti disorientati, disorganizzati e non direzionati: strillano cercando il genitore attraverso la porta e se ne allontanano durante la riunione, si avvicinano ad esempio alla madre con la testa voltata dall’altra parte, come se non potessero organizzare il proprio comportamento né  nel senso dell’avvicinamento né nel senso dell’ evitamento.

 

Sulla base degli stili di attaccamento identificati attraverso la strange situation , sono stati inoltre ipotizzati quattro differenti stili di attaccamento adulto:

 

Attaccamento sicuro – L’amore sicuro

La persona con attaccamento sicuro tenderà a ricercare partner con lo stesso stile di attaccamento, in modo da confermarlo. Si orienterà quindi verso persone sicure, che esprimono con serenità le proprie emozioni, in grado di condividere momenti felici, di sostenere l’ altro nei momenti tristi. Nell’ amore sicuro entrambi i partner si percepiscono come degni d’ amore e si fidano l’uno dell’ altro, sono consapevoli del proprio funzionamento e di quello del compagno/a e riescono a fare utili previsioni sull’ andamento della relazione. Questo stile di attaccamento predispone ad avere storie d’ amore stabili e durature.

 

Attaccamento ansioso ambivalente – L’amore ossessivo

L’ ambivalenza della persona con questo tipo attaccamento riguarda l’ immagine dell’ oggetto d’ amore e, di conseguenza, anche l’ immagine di sé. Per questo motivo lui o lei oscillerà tra momenti in cui si rappresenta come degno d’ amore e si fida del partner a momenti in cui perde tale fiducia sprofondando nell’ amore ossessivo, con atteggiamenti autoritari, possessivi e di gelosia estrema. In questi momenti è spesso presente una forte impulsività. Spesso la persona con questo stile di attaccamento si ritrova coinvolto in passioni intense, pensando di aver trovato la persona giusta. Si tratta tuttavia di false idealizzazioni che nella maggior parte dei casi non corrispondono alla realtà. Il problema principale del soggetto insicuro-ambivalente è che “…rimane sempre nella fase dell’innamoramento”, e le emozioni conseguenti sempre amplificate: l’ ansia da separazione è all’estremo, l’ odio è travolgente. La possibilità di esplorare il mondo, di essere contento e di amare sulla base della sicurezza che può offrire una relazione consolidata sono per lui dimensioni sconosciute.

 

Attaccamento evitante/distanziante – L’amore freddo/distaccato

Coloro che da bambini, fanno esperienza di una madre “rifiutante”, che, cioè, non risponde con prontezza, efficienza e calore alle richieste di aiuto e conforto, elaborano un modello di attaccamento definito “ansioso-evitante”. Questi sfortunati individui, al contrario dei soggetti sicuri, non sviluppano la loro personalità a partire dalla sicurezza di una base sicura cui far riferimento: non godono, cioè, in alcun modo di sicurezza affettiva. Ne consegue la formazione di “…Un modello mentale del sé come di persona non degna di essere amata, che deve contare solo su di sé, e un modello mentale della madre come di persona cattiva dalla quale non aspettarsi alcunché” (Attili, 2004, p. 111). Naturalmente, ai soggetti in questione, sfugge la consapevolezza delle proprie rappresentazioni mentali, che operano a livello inconscio, influenzando lo sviluppo della personalità e, in particolare, le esperienze relazionali presenti e future. L’imperativo categorico degli individui con attaccamento ansioso-evitante consisterà, durante la propria esistenza, nel non farsi coinvolgere emotivamente nelle relazioni interpersonali instaurate e la loro vita sarà improntata tutta sul desiderio di conquista di un’autonomia e autosufficienza personale che escludano, in caso di necessità, il ricorso agli altri, considerati individui inaffidabili e su cui contar poco. Questa vera e propria strategia di vita, in realtà, non è altro che una misura di prevenzione contro il rischio di ulteriori delusioni, dovute ad esperienze di eventuali rifiuti. (“…Per non correre il rischio di essere rifiutati, sopprimono la loro emozionalità” (Attili, 2004)

 

Attaccamento disorganizzato – L’ amore patologico

Si tratta di modelli di attaccamento che rimandano a storie di abuso e maltrattamento da parte della figura allevante, nei confronti del proprio bambino. I bambini che sperimentano questo tipo di legame, presentano, durante la Strange Situation , dei comportamenti alquanto anomali: restano immobili, si dondolano, si coprono gli occhi alla vista della madre, danno vita ad una serie di comportamenti piuttosto stereotipati. Essi, elaborano, durante l’infanzia, delle rappresentazioni interne della relazione, confuse e incoerenti. La conseguenza di tali esperienze pregresse è, nell’età adulta, l’intervento dei modelli interni nell’interpretazioni degli eventi della realtà, che restano sempre oscurati da un velo di confusione e incontrollabilità, e anneriti da una visione piuttosto catastrofica. In amore, questi soggetti, spesso, sono incapaci di scegliere partners affidabili, correndo il rischio di farsi coinvolgere in relazioni distruttive, con persone violente e aggressive (Attili, 2004). D’altro canto, gli stessi individui con modelli interni di tipo disorganizzato, tendono a dar vita, e a mantenere nel tempo, relazioni improntate su modalità comunicative violente e fredde, presentandosi come partners e genitori maltrattanti, o abusanti.

 

Leggendo le descrizioni di questi stili di attaccamento è facile identificarsi con uno di questi o, quantomeno, riconoscere un tratto o un comportamento che ci appartiene.

Molte persone si trovano “incastrate” in relazioni patologiche che non riescono ad interrompere, altri invece non riescono a far funzionare un rapporto di coppia perché non si sentono mai coinvolti, sentono l’ altro distante, non c’è intimità. È molto facile in queste situazioni pensare di essere sfortunati, di continuare ad innamorarsi delle persone sbagliate ed effettivamente, in parte, può essere vero. Dobbiamo tuttavia sempre tenere presente qual’ è il nostro ruolo nelle relazioni, quali sono i “pregiudizi” che guidano il nostro comportamento verso l‘ altro: ad esempio considerarsi poco desiderabili o, peggio ancora, indegni d’ amore, quali comportamenti potrebbe suscitare?

Si potrebbe ad esempio diventare sospettosi perché costantemente preoccupati di essere “sostituiti” con qualcuno più interessante e amabile e questa non è sicuramente una buona partenza per instaurare una sana relazione d’ attaccamento. Certo neanche colpevolizzarsi o giudicarsi negativamente per il nostro attaccamento insicuro risulta utile, è semplicemente una emozione negativa in più da dover gestire. Capire è sicuramente la cosa più utile: monitorare il nostro comportamento nella relazione come se ci osservasse un caro amico, benevolo e non giudicante. Quando si hanno chiaramente rappresentati i nostri cicli interpersonali “tipici” è molto più semplice riuscire a fare previsioni sulle nostre reazioni e su quelle del partner, in modo da anticipare eventi negativi e “correggere la rotta”.                                                    

Anche comunicare sinceramente all’ altro le nostre emozioni può essere molto utile, senza aver paura di essere giudicati, senza accusare l’ altro di farci provare emozioni spiacevoli, ma semplicemente per permettere al partner di capirci con il fine di creare quella fiducia indispensabile al legame d’ amore.                                                                                                           

Qualunque sia lo stile di attaccamento o di amore a cui siamo predisposti è evidente quanto sia necessario per l’ uomo creare una forma di legame esclusivo, legame che può avere significati “sociali” ma che ha anche dunque un significato più profondo, atavico, legato alla sopravvivenza e, quindi, indispensabile. Per questo esso è sempre presente, “dalla culla alla tomba”, si evolve secondo le esigenze dell’ individuo, guida il suo comportamento.

L’uomo è un animale sociale. Le persone non sono fatte per vivere da sole.
(Seneca)


 

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